Museo Archeologico di Fiesole
Cappella Rucellai
Sinagoga di Firenze
Villa di Maiano
L’incipit del progetto fotografico intitolato: Europa, Anima Mundi – parte proprio dalla accezione filosofica antica e platonica del termine, Anima Mundi che viene definito come: “ciò che rappresentava il principio unificante da cui prendono forma singoli organismi i quali, pur articolandosi e differenziandosi ognuno secondo le proprie specialità individuali, risultano tuttavia legati tra loro da una tale comune Anima Universale”. Dunque quale più appropriata immagine, per individuare una fisionomia dell’ Europa che travalichi quella ormai sempre più spesso confinata nei limiti di una visione solo utilitaristicamente socio economica o monetaria. Nella percezione contemporanea infatti, soprattutto tra i giovanissimi, l’Europa è sinonimo spesso esclusivamente di Comunità Europea, di logiche politiche e finanziarie, di scambi ma anche di confini, non sempre vissuti come unificanti. L’imperativo categorico, nella riflessione filosofica, come nella ricerca artistica diventa volgere lo sguardo al passato -per riappropriarsi dell’autentico volto dell’ Europa, quello ancestrale della dignità e della grandezza di pensiero e di culture, che ne costituirono le radici più profonde e inestirpabili. Il progetto fotografico si propone di rievocarne l’antico mito greco– dello struggente assillo amoroso, malgrado ormai spesso misconosciuto- attraverso una serie di scatti realizzati in luoghi diversi ma tutti emblematicamente evocativi (dal Museo Archeologico di Fiesole, alla Cappella Rucellai o la Sinagoga di Firenze) con una giovanissima interprete che allude forse anche a quella perduta identità europea, al vagheggiamento di un futuro in cui la conoscenza e la consapevolezza della importanza e rilevanza dei valori morali e sociali ancestrali, tracci una rotta per un nuovo Umanesimo delle diversità. Come nelle recenti parole del filosofo francese Egar Morin: “L’identità europea non è altro che l’insieme delle sue diversità, per secoli nascoste dalle semplificazioni nazionali e che oggi riemergono non come ostacolo all’unità, ma come valore, come tesoro dell’unità; così come l’unità è il tesoro delle diversità. E’ questo il patrimonio che l’Europa può mettere a disposizione del mondo, in nome di un Umanesimo nuovo. Non astratto, ideale e culturale come quello storico; ma concreto, fondato sulla realtà di popoli diversi, capace di riconoscere se stessa, proprio nelle cittadinanze multiple, nelle appartenenze a geometrie variabili di cui è composta.” Una metafora di resistenza a quel’ esilio esistenziale, al quale spesso paiono rassegnarsi le coscienze contemporanee quasi un tracciato di Minima Moralia che ricongiunga a quell’Anima Universale, in cui le incertezze e le fragilità dell’individuo planetario trovino accoglienza e cittadinanza- quella culla di lungimirante intelligenza e sensibilità, in cui la globalizzazione assuma forme di responsabilità radicale, rispetto alle questioni che più coinvolgono i giovani ed il loro futuro. Senza perdere di vista le peculiarità spirituali e culturali, ma anche i laceranti baratri e i riscatti, che nei secoli hanno costituito l’individuo europeo, attraverso la nascita e lo sviluppo di questa nostra Europa, Anima Mundi.